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Serie B: il punto sulla 6a giornata

di Marco Lombardi

Soffre ma vince il Perugia, che piega il Frosinone e aggancia in vetta proprio i ciociari. Al “Curi” va in scena una gara spettacolare, avvincente, vissuta su rapidi capovolgimenti di fronte. Senza sosta e senza fiato. E con nitide occasioni da rete che fioccano da ambo le parti. La spunta il Grifo grazie ad un’azione da manuale sull’asse Buonaiuto-Di Carmine: l’esterno alto riceve un pallone filtrante da Bandinelli e dalla sinistra dispensa un “cioccolatino” per il centravanti scuola Fiorentina che, liberato in area da un Han abile a fagocitare mezza difesa frusinate, in spaccata fulmina Bardi. Prova di carattere del Perugia, che nella ripresa ha saputo resistere al ritorno veemente del Leone. Decisivo il contributo di Rosati, sempre sul pezzo e monumentale su Dionisi nelle battute finali.

Ad inseguire il ticket di testa c’è il Palermo, che nel monday night ha la meglio su una gagliarda Pro Vercelli. Più complicato del previsto per i rosanero il match contro il fanalino di coda del campionato. Che addirittura era passato in vantaggio con Bifulco. La doccia fredda, però, scuote gli uomini di Tedino che, grazie ad una maggior cifra tecnica rispetto all’indomita compagine piemontese, ribaltano il risultato con una doppietta del bomber macedone Nestorovski. Tre punti importanti per gli isolani, che ora tallonano le capoliste, ma onore delle armi ad una fiera Pro, che esce a testa alta dal “Barbera”. Con la transizione dal 3-5-2 al 4-3-1-2 Grassadonia pare aver trovato la quadratura del cerchio. Per conservare la categoria, però, a gennaio sarà ineludibile potenziare la squadra.  

Salgono Cittadella e Avellino. Dopo aver asfaltato il Cesena, i granata si sono presi la licenza di violare il “Castellani” di Empoli sfoderando una prestazione da squadra di rango. Sapientemente disposto in campo da Venturato, il Citta, anche con un pizzico di buona sorte (si veda il palo di Donnarumma), ha contenuto bene le folate offensive dei toscani e colpito cinicamente quando si è presentata l’occasione. Da segnalare anche un paio di interventi portentosi di Paleari, che ha blindato il successo granata. Prova convincente dell’Avellino, che passa a Novara trascinato da un Ardemagni in grande spolvero. Gara mai in discussione, caotica la squadra di Corini che paga amnesie difensive grossolane, una manovra lenta e farraginosa ed un attacco evanescente (il gol nel finale di Maniero - tra i pochi a salvarsi - non tragga in inganno). Se gli irpini non sorprendono (la squadra è attrezzata per ambire ad un posto play-off), viceversa il Novara, al netto di sviste arbitrali e quant’altro, è indubbiamente finora una delusione.

Vincono anche Bari e Parma. Al “San Nicola” i galletti tritano una Ternana irriconoscibile e centrano la seconda vittoria consecutiva. Dal canto loro, i ducali espugnano il “Penzo” infliggendo la prima sconfitta stagionale al Venezia di Pippo Inzaghi. Per i lagunari la sterilità offensiva rischia di diventare un problema castrante: non sempre, infatti, può compensare l’ermeticità della difesa. Sorprendente il pareggio a reti inviolate del Pescara a Cremona. E non solo perché per la prima volta in campionato la squadra di Zeman non ha segnato, ma anche perché, sempre per la prima volta, ha mantenuto il clean sheet. Ora, il punto è questo: dove finiscono i meriti della fase difensiva abruzzese e cominciano i demeriti della fase offensiva dei grigiorossi? Il confine è labilissimo. Le prossime sfide saranno foriere di indicazioni maggiormente significative.

In coda prosegue il trend di crescita del Foggia che, dopo essere andato sotto al “Rigamonti”, ha avuto la forza di reagire e ribaltare l’inerzia della gara finendo per strappare un punto prezioso. Che fa morale. Certo, la difesa è ancora da registrare (15 reti incassate in 6 giornate sono un’enormità), ma le indicazioni fornite dai rossoneri contro le Rondinelle lasciano ben sperare per il futuro. Bene anche la Salernitana, che liquida lo Spezia grazie alla doppietta di un ritrovato Rodriguez. Anarchico e indolente quanto si vuole, ma il fiuto del gol e l’opportunismo in area di rigore dello spagnolo sono merce rara in cadetteria. Nel mentre, cresce e si affina l’intesa con Bocalon, che ha tutti i requisiti per fungere da spalla ideale dell’attaccante cresciuto nella cantera dell’Espanyol. Vince l'Ascoli, corsaro a Cesena. Organizzato, lineare, propositivo, il Picchio sbanca il “Manuzzi”, si rilancia in classifica e apre ufficialmente la crisi del Cesena, sprofondato al penultimo posto. In bilico Camplone, sotto processo e ferocemente additato dai censori quale "capro espiatorio": il principale colpevole della preoccupante (ma non irrimediabile, mancando ancora 36 giornate) situazione in cui versano i bianconeri. Quasi che la modestia dell'organico, strutturalmente lacunoso in ogni dove, fosse un dettaglio trascurabile. È l’approccio della squadra, però, ad essere intollerabile. Le ultime due gare hanno evidenziato una compagine fragile, involuta, con un atteggiamento corrivo e superficiale. A tratti indisponente. E antitetico allo spirito battagliero e garibaldino che deve rappresentare il marchio di fabbrica di chi è chiamato ad un campionato di sofferenza. Ma siamo sicuri che tutte le colpe siano del tecnico e che il ribaltone (magari una minestra riscaldata) sarebbe la panacea di tutti i mali? Nel frattempo, monta la contestazione di una piazza tradizionalmente umorale, pronta a passare dal parossismo dell’esaltazione all’esacerbazione dello sconforto. Senza equilibrio.  

 

 

 

      


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