.

ESCLUSIVA TB - De Petrillo: "Vi racconto la mia esperienza nella Polonia. E ora sogno una panchina in Italia"

di Marco Lombardi
De Petrillo

L'Italia non ha giocato i Mondiali, ma un italiano li ha disputati eccome. Si tratta di Alessio De Petrillo, tecnico classe 1967 e figlio d'arte: suo padre Lino giocava da centrocampista e fu capitano del Pisa, mentre il figlio ha vissuto un'onesta carriera di provincia per poi iniziare ad allenare. Tanta gavetta tra Serie C e Serie D, guidando piazze importanti come Monza ed Alessandria, per poi avere l'incontro decisivo durante un Torneo di Viareggio: qui conobbe Czeslaw Michniewicz, che in seguito l'ha voluto con sè nelle esperienze sulla panchina del Legia Varsavia e nell'avventura da ct della Polonia. La Champions e l'Europa League col club, vincendo l'Ekstraklasa, e i Mondiali da assistente coi polacchi: Di Petrillo si racconta ai microfoni del nostro Nicolò Schira ed ora ha un sogno, tornare ad allenare in Italia. 

Ci racconta com'è andata in Polonia?

"Ho vissuto un'esperienza entusiasmante con il Legia Varsavia, top-club polacco plurititolato con cui, nella stagione 2020/21, abbiamo vinto la massima serie. L'anno seguente è stato ancora meglio, poiché attraverso i preliminari di Champions League si è conseguita la qualificazione del Legia alla fase a gironi dell'Europa League, affrontando Napoli, Spartak Mosca e Leicester". 

Poi sempre più su, fino alla nazionale polacca...

"L’anno dopo è arrivata la possibilità di ricoprire il ruolo di vicecommissario tecnico, disputando la Nations League e confermando la posizione della Polonia in Lega A. In seguito ecco la conquista della qualificazione ai mondiali in Qatar 2022, dove in uno sfidante e stimolante girone (al fianco di Arabia Saudita, Argentina e Messico) la Polonia ha superato il turno ed è approdata ai sedicesimi di finale, da cui mancava dal 1986, incontrando la finalista Francia”. 

Come può descriverci quest'esperienza all'estero?

"Nel Legia, che sta alla Polonia come la Juventus sta all'Italia, ho potuto vivere un'atmosfera bella e sfidante, con la pressione che in questi casi è formativa e quasi piacevole da assaporare e gestire. In questi contesti la vittoria è l’unico obiettivo e si sviluppa, anche con sé stessi, una richiesta continua di miglioramento per essere competitivi nel lungo termine”. 

Il livello delle strutture con le quali si entra in contatto é molto elevato. 

“È stata un’esperienza professionale e di vita intensa, con in rosa giocatori di sedici nazionalità diverse, che mi ha consentito di migliorare la conoscenza delle lingue, in particolare il mio inglese,  per affrontare le sedute di allenamento e avere un confronto quotidiano con i calciatori, conseguendo risultati importanti come lo scudetto in Polonia e  partecipare a competizioni come la Champions e l’ Europa League”. 

Ha notato qualche differenza tra competizione nazionale, europea e mondiale? 

“Sono competizioni dove il margine di errore è estremamente ridotto, ma chiaramente, come credo anche in Italia, la differenza tra i campionati e le competizioni europee è notevole”. 

Per quanto riguarda la nazionale, cosa evidenzia? 

“Senza dubbio la fortuna di lavorare con professionisti del calibro di Lewandowski, Szczesny e Zielinski è stata entusiasmante; poi la possibilità di disputare la Nations League contro Belgio e Olanda, che hanno tra le proprie fila alcuni tra i giocatori più forti al mondo come De Bruyne, Lukaku, Van Dijk e Depay ancora di più. Per non parlare del Mondiale, incontrando l’Argentina e la Francia di Messi e Mbappé. Ho avuto enorme soddisfazione a preparare partite di questo livello, dove il margine di errore è praticamente nullo”. 

Cosa si aspetta dopo il suo rientro in Italia? 

“Ho avuto diverse offerte dall’Europa e una dall’Arabia Saudita, ma non era il momento di ripartire. Il mio desiderio è tornare a misurarmi con il campionato italiano, dal quale confido presto possa arrivare un’opportunità di livello in Serie B o Serie C”.


Altre notizie