Il 'Tir' mette la quinta: ancora Tiritiello, l'Entella ha un 'nove nascosto'
C’è un rumore familiare che accompagna le domeniche di Chiavari: quello del “Tir” che si mette in moto nell’area avversaria. Andrea Tiritiello, classe ’95, difensore centrale della Virtus Entella, è diventato uno dei protagonisti più inattesi di questa Serie B. Con cinque gol in undici giornate, il suo nome compare in cima alla classifica dei difensori più prolifici d’Italia, e non è solo una curiosità statistica: il suo rendimento ha avuto un impatto diretto sulla stagione dei biancazzurri. Le sue reti, infatti, hanno fruttato ben otto punti - più della metà del bottino complessivo dell’Entella, ferma a quota tredici. Numeri che raccontano più di un semplice exploit realizzativo: fotografano un giocatore che ha saputo trasformare la solidità difensiva in un’arma d’attacco.
Chi lo conosce bene sa che nulla di ciò è casuale. Tiritiello è un centrale “vecchia maniera” nella mentalità, ma moderno nella lettura delle situazioni. Solido in marcatura, concreto nei duelli aerei, ma anche abile nel leggere i momenti della partita e inserirsi con tempismo da attaccante. Ogni suo gol nasce da un dettaglio preparato, da una scelta tattica studiata. Corner, punizioni, seconde palle: l’area avversaria è diventata la sua seconda casa, e i suoi movimenti sulle palle inattive sono ormai una risorsa fondamentale del gioco di Andrea Chiappella. Non a caso, quasi ogni volta che l’Entella trova la via della rete, c’è in mezzo lo zampino del suo numero 13.
Ma ridurre Tiritiello al ruolo di “difensore goleador” sarebbe un errore. Perché dietro la sua esplosione realizzativa c’è una leadership profonda, silenziosa ma percepibile. È l’uomo che guida la linea difensiva con l’autorità di chi conosce bene i propri limiti e sa come mascherarli con l’esperienza. Eppure, quando la partita si fa complicata e serve qualcuno che prenda in mano la situazione, il “Tir” non resta fermo dietro: avanza, rischia, si fa trovare pronto. È successo più volte in questa stagione, con gol pesanti che hanno ribaltato o deciso gare in equilibrio.
Il suo segreto, forse, sta nella fame. Tiritiello non ha mai avuto la carriera del predestinato, ma quella del lavoratore. Ha girato l’Italia tra Serie C e B, ha segnato a Buffon con la maglia del Cosenza, ha imparato a non accontentarsi. Ogni gol che segna sembra portarsi dietro il peso di quel percorso: l’Elba, i pullman presi per raggiungere il continente, le domeniche in campi difficili, la convinzione che la gavetta serva sempre. Ora che è diventato un simbolo per l’Entella, non ha cambiato atteggiamento: stesso passo deciso, stesso sguardo concentrato, stessa mentalità da chi sa che nel calcio nulla è scontato.
E per un club come l’Entella, che vive di lavoro e sacrificio, il “Tir” è diventato molto più di un giocatore. È la dimostrazione che il cuore, quando batte al ritmo giusto, può fare la differenza persino in un’area di rigore affollata.