Nocerino: “Ecco perché sono andato via dal Benevento. Con Ventura i 6 mesi più brutti della mia carriera. Di Natale forte come Kakà e Ronaldinho”
Antonio Nocerino si è raccontato senza filtri in una lunga intervista sul canale Instagram del noto giornalista Nicolò Schira. Queste le principali dichiarazioni del tecnico delle giovanili dell’Orlando e calciatore tra le altre di Juventus e Milan.
QUARANTENA - “La sto trascorrendo con la famiglia in America ad Orlando. Sto recuperando il tempo per studiare ed aggiornarmi”.
ALLENATORE - “Mi piace tanto questo nuovo ruolo, mi affascina e sono convinto di aver scelto il ruolo giusto. Nella mia carriera sono stato fortunato, ho avuto grandi allenatori e insegnanti di calcio. Sono cresciuto molto grazie a loro, mi hanno insegnato i trucchi del mestiere fin dai tempi delle giovanili”.
AVELLINO - “Il mio primo anno nei professionisti. Avevo 18 anni. Zeman mi vide in un torneo di fine anni con la Berretti della Juve. Non dovevo andare perché avevo gli esami di maturità e dovevo studiare, alla fine ci andai e Zeman mi disse che mi avrebbe voluto con sè”.
ZEMAN - “Il primo giorno di ritiro fu devastante con lui. Aveva idee di gioco innovative e soprattutto faceva giocare chi meritava. Non si faceva problemi a lanciare titolare un ragazzino di 18 anni. Gli devo tanto”.
IDOLI - “Fernando Redondo, Pep Guardiola e Demetrio Albertini. Sono cresciuto sognando di imitare loro. Tre giocatori fortissimi”.
PECHINO 2008 - “Ho fatto una Olimpiade e l’ho giocata da capitano, una emozione incredibile e fortissima. Ricordo con vero piacere l’atmosfera del Villaggio e i tanti campioni presenti che si preparano 4 anni per una gara. Peccato essere usciti ai quarti di finale col Belgio, perché potevamo arrivare in finale contro l’Argentina di Messi”.
GASPERINI - “L’ho avuto nel Settore Giovanile della Juve e in B a Crotone. Un grandissimo allenatore. Sono cresciuto tanto con lui. L’anno di Crotone sono andato via dopo 6 mesi, perché volevo giocarmi la chance in A. Non potevo dire di no alla chiamata del Messina”.
12 FEBBRAIO 2006 - “Il debutto in A contro la Samp. Volevo dimostrare di poterci stare in quella categoria e grazie al Messina ci sono riuscito. Segnai anche il mio primo gol contro l’Empoli, ma la partita venne sospesa e quel gol me l’hanno tolto a tavolino. Ho rosicato...”.
PIACENZA- “Ritenevo importante andare a Piacenza, nonostante il Messina volesse tenermi. Sono sceso di categoria ma è stata la scelta giusta per fare il definitivo salto di qualità. C’era un allenatore che credeva tanto nei giovani come Beppe Iachini. Mi ha insegnato tantissimo e cambiato ruolo, da regista sono diventato mezzala. Ho iniziato a fare gol, ne ho segnati 6 nel nuovo ruolo: abbiamo fatto una annata fantastica nonostante ci fossero Juve, Napoli e Genoa in quella B sennò saremmo andati in A. Faccio talmente bene che la Juve mi riscatta e torno a Torino”.
JUVENTUS - “Nell’estate 2007 torno alla Juve, anche se non volevo restare. Pensavo di non avere spazio in mezzo a tutti quei campioni: c’era Cristiano Zanetti e avevano acquistato Tiago e Almiron. Mi volevano Napoli e Fiorentina e avevo accettato le offerte, ma mister Ranieri bloccò tutto. Mi disse di allenarmi al massimo che avrei avuto la mia occasione e così fu. Un uomo d’altri tempi: la sua parola valeva più di mille contratti. Tanto che quell’anno feci 32 presenze nella Juve e arrivammo terzi”.
TUTOR JUVE - “Mi aiutò tantissimo ad inserirmi Pavel Nedved. I suoi consigli sono stati preziosi: una persona incredibile, un grande uomo con un carisma impressionante. Mi trovavo molto bene anche con Cristiano Zanetti, una bella intesa sia in campo dove facevamo coppia sia fuori. Anche con Camoranesi è nata una bella amicizia”.
PALERMO - “Zamparini per cedere Amauri alla Juve chiese il mio cartellino: il presidente mi voleva a tutti i costi e alla fine convinse la Juve. Io inizialmente ero titubante, perchè volevo giocarmi le mie carte in bianconero. Alla fine ho accettato perché in quella Juve non c’era la società di oggi e le prospettive attuali. A Palermo mi sono trovato benissimo: tre anni fantastici in cui abbiamo fatto il record di punti, sfiorando la Champions e perdendo la finale di Coppa Italia. Potevamo aprire un ciclo finché Zamparini non ha deciso di rompere tutto. Bastava trattenere i migliori e aggiungere un pezzo ogni anno come ha fatto il Napoli per restare in alto 10 anni...”.
TALENTI PALERMO - “Ilicic e il Flaco Pastore era impressionanti: si vedeva sarebbero diventati dei campioni. Abel Hernandez senza infortuni avrebbe potuto fare molto di più. Idem Mcheliedze che in alcune movenze sembra Ibrahimovic: tecnica incedibile abbinata a una forza fisica fuori dal comune”.
DELIO ROSSI - “Giocavamo a memoria con lui. Allenatore fondamentale per la mia carriera”.
CAVANI - “Edi è un campione, avrei messo la mano sul fuoco sulla carriera che ha fatto. Correva più di noi centrocampisti: un’ateta incredibile, si allenava con una fame e una cattiveria incredibile. Ritorno in Italia? Sta bene fisicamente e ha appena 33 anni. Per me può fare ancora una caterva di gol. Tre anni a grandi livelli sono sicuro possa farli ancora. È un animale da gol, professionista serissimo, non molla mai. Napoli o Inter? Non so chi può permetterselo, ma lo prenderei ad occhi chiusi. 20-25 gol a stagione può farli con la sigaretta in bocca...”.
31 AGOSTO 2011 - “Il giorno del mio passaggio al Milan. Io ero a Palermo con Pioli e volevo restare: stavamo trattando il rinnovo del contratto. Stavo bene in Sicilia, non mi sarei mai mosso. Peccato che con Zamparini era tutto imprevedibile: a parole mi diceva che voleva tenermi, ma in realtà non mi proponeva il rinnovo. L’ultimo giorno di mercato vengo a sapere della possibilità del Milan: Zamparini mi aveva già ceduto e perciò accettai. Fossi rimasto a Palermo, sarei finito fuori rosa rischiando di perdere ogni chance di andare a Euro2012”.
MILAN - “L’inizio non è stato facile. Sono stato accolto con scetticismo, anche io temevo di non giocare e perdere la chance di andare dall’Europeo. Invece piano piano mi sono ritagliato il mio spazio ed è andata bene. Un’annata fantastica: 11 gol e sono andato a Euro 2012. L’unica nota amara è stata quella di non aver vinto lo scudetto. Eravamo uno squadrone: a Milano dove ti giravi c’era un campione. La forza di quella squadra erano gli uomini incredibili che la componevano. Grandissimi uomini prima ancora di essere super campioni. Erano di una umiltà allucinante: dopo il primo giorno mi sembrava di essere lì da anni. Il gruppo italiano Abate, Ambrosini, Antonini, Nesta, Gattuso e Inzaghi mi ha aiutato tanto a livello umano. Quel Milan l’ho sempre guardato in televisione e sognato: giocarci per me è stato come per un bambino andare a Disneyland”.
BOATENG - “Con Prince siamo diventati amicissimi. È stato uno di quelli che mi ha aiutato all’inizio, un ragazzo d’oro così come Van Bommel”.
CORO - “È stato inaspettato riceverlo, la curva Sud mi ha emozionato. Ringrazio i tifosi per il loro amore e il loro sostegno. Sono stati fantastici con me. Quando indossavo la maglia del Milan era come se indossassi un’armatura, mi sentivo invincibile e davo il 300% in campo...”.
MAGLIA NUMERO 22 - “Volevo la 23, ma era già di Ambrosini. Pirlo in Nazionale mi aveva detto di prendere il suo 21, ma mi sembrava eccessivo. Sarebbe stato un carico di responsabilità enorme. Presi il 22 perché era vicino al 23, peccato che mi ero dimenticato fosse stato il numero di un certo Kakà... Quando me ne sono accorto ho pensato ‘mamma mia, adesso mi distruggono con i paragoni...’ Per fortuna poi è andato tutto per il meglio”.
PRIMO GOL MILAN - “Il primo gol col Milan è arrivato subito contro il Palermo. Il calcio è proprio strano: mi sono sbloccato contro la mia ex squadra. Non esultai per rispetto del Palermo, ma da quel giorno è iniziata una cavalcata incredibile in rossonero”.
IBRAHIMOVIC- “All’epoca era tra i tre calciatori più forti al mondo con Messi e Ronaldo. Adesso resta tra i primi 8, è un vincente nato. Non mi meraviglia l’impatto che ha avuto in questi mesi al Milan. L’avevo visto da vicino anche in MLS: professionista incredibile, si carica prendendosi le responsabilità. Anche a Milano lo sta facendo: ha alleggerito le pressioni lo stress dei suoi compagni, caricandoselo lui sulle spalle e facendo crescere tanti ragazzi con la sua leadership”.
WEST HAM - “Esperienza bellissima in Premier League. C’era anche Borriello. Giocare in Inghilterra ti fa crescere: ho scoperto un calcio diverso dal nostro. Tifo incredibile per 90 minuti con i bambini in curva. Una immagine bellissima di sport e cultura. Stadi moderni e passione incredibile. Gli Hammers hanno una storia incredibile e conservo quei mesi nel cuore”.
TORINO - “Sono stato i sei mesi più brutti della mia carriera. Una scelta che non rifarei, mi sono trovato malissimo. Sopratutto con l’allenatore Ventura...”.
PARMA - “Mi sono trovato benissimo: nonostante non prendessi lo stipendio ero felice e la rifarei come esperienza pur sapendo delle problematiche societarie. Andai lì nonostante le difficoltà societarie per Donadoni e il rapporto che avevamo. Avevo esordito in Nazionale grazie a lui. Volevo smettere: ero in un momento difficilissimo a livello personale dato che nel giro di un mese avevo perso sia mio padre sia mia padre. Il mister è stato come un secondo padre: mi è stato molto vicino e mi ha fatto ritrovare la passione per il calcio che al Toro avevo perso...”.
MIHAJLOVIC- “Tornato da Parma non rientravo nei piani suoi e del Milan. Non vedevo più quel Milan di prima dopo gli addii di tutti quei campioni. Il club non era pronto a sostituirli: c’erano giocatori non all’altezza di quelli che erano andati via. Non mi sentivo a suo agio in quel Milan: così è stato meglio per tutti a febbraio fare la risoluzione del contratto”.
ORLANDO - “Una scelta di vita andare in MLS, ci siamo trovati talmente bene tanto che abbiamo scelto di vivere in Florida. Gli inizi sono stati tosti, soprattutto per i miei figli che non parlavano una parola di inglese. Adesso invece si sono integrati benissimo e sarebbe difficili spostarli. Io sto facendo esperienza alleando i giovani nella Accademy. Una scelta veramente buona quella che abbiamo fatto. L’MLS poi sta crescendo molto come campionato. Giocare con Ricky Kakà era stupendo: giocatore incredibile. La Lega americana deve migliorare sugli istruttori e gli allenatori, sia nelle giovanili sia a livello tattico”.
ALLENATORI - “Allegri fenomenale nel leggere la partita e ribaltarla con un cambio. Ranieri ha una conoscenza ed esperienza incredibile del calcio e di tutti i campionati. Gasperini, Delio Rossi, Iachini e Zeman invece per come sanno trasmettere le loro idee di calcio alla squadra”.
CONTE - “Antonio oggi è un allenatore top a livello mondiale. Lo seguo con attenzione, apprezzo molto come riesce a tirare fuori il meglio da ogni suo calciatore”.
GATTUSO - “Rino sta facendo molto bene alla guida del Napoli. Mi piacciono molto le squadre squadre per come si muovono e i principi di gioco che hanno”.
SOGNO - “L’ambizione è alta, lavoro per arrivare ai livelli che ho raggiunto da calciatore anche da allenatore. Ogni giorno mi do stimoli e pongo traguardi importanti da raggiungere. Guai a non averne”.
BENEVENTO - “La mia ultima avventura da calciatore. Sei mesi che mi sono serviti a capire che il mio futuro sarebbe stato in panchina. Col direttore Foggia e il presidente Vigorito ho avuto un grandissimo rapporto, mentre con l’allenatore Bucchi non l’ho avuto. Avevo lasciato la famiglia in America pur di tornare a giocare. A Benevento si era riaccesa la fiammella, mi sono trovato benissimo con la società. Non volevo perdere il rispetto per loro e deluderle: ho preferito farmi da parte e andarmene visto che non rientravo nei piani tecnici”.
GIGIO - “È l’unico sostituto al mondo di Buffon. Si allenava con noi a 15: era di una bravura imbarazzante. Personalità pazzesca, tutto gli scivolava addosso. Faceva tutto con una naturalezza incredibile: lui e Buffon un tiro difficile lo rendono facile. Si muovono prima e fermano la palla con tranquillità...”.
NEDVED - “Pavel mi ha fatto fare lo step più importante della carriera. Mi ha fatto svoltare con i suoi insegnamenti a livello mentale. A 34 anni correva e andava più forte di tutti in allenamento”.
AVVERSARIO PIÙ TOSTO - “Kaká quando partita palla al piede era impressionante: sembrava avesse il motorino al posto delle gambe. In Milan-Messina era imprendibile. Ronaldinho faceva certi numero. Ricordo anche l’Inter di Ibra e Vieira: che duelli in mezzo al campo con Patrice. La Juve di Capello era mostruosa da affrontare”.
GOL PIÙ IMPORTANTE- “Quello di Barcellona. Era la prima trasferta che mio papà faceva fuori dall’Italia per venirmi a vedere”.
COMPAGNO PiÙ CASINISTA - “Antonio Cassano a Parma. Mi faceva scassare con la sua parlata e il suo modo di ridere. Pure Totò Di Natale è micidiale...”.
DI NATALE - “Uno spettacolo di persona e giocatore. Insieme a Ronaldinho e Kakà il più talentuoso con cui ho giocato. In allenamento in Nazionale aveva cose allucinanti. È stato sottovaluto mediaticamente perché ha giocato a Udine, ma ha fatto 208 gol in A. Avesse giocato in una big ne avrebbe fatti 400...”.
QUAGLIARELLA- “Fabietto è un grandissimo amico. Un altro che come Di Natale faceva brutti gol. Alla Samp ha trovato l’ambiente giusto per continuare a divertirsi: fisicamente e mentalmente sta ancora benissimo e in campo si vede”.
ERRORE CARRIERA- “L’unica scelta che non rifarei è quella di andare al Torino. Da lì è stato l’inizio della fine della mia carriera. Venivo dalla positiva esperienza col West Ham e scelsi il Toro per la storia e il blasone. Invece non ha funzionato nulla: mi sono trovato malissimo io con loro e probabilmente loro con me”.
CENTROCAMPISTI OGGI - “Tonali, Castrovilli e Zaniolo saranno il futuro della nostra Nazionale. Barella ormai è una garanzia, nonostante la giovane si è già consacrato all’Inter. Punto anche su Locatelli che al Milan meritava più fiducia. Secondo me non ha fatto male in rossonero, aveva bisogno solo di autostima e a Sassuolo la sta trovando. È un centrocampista completo”.
NAPOLI - “È l’unico rimpianto della mia carriera non essere riuscito a indossare quella maglia. La mia famiglia viveva a Napoli, io sono napoletano e sarebbe stato indossare quella maglia. Nel 2007 ero a un passo, ma poi Ranieri mi convinse a restare alla Juve. Giocare anche solo una partita con il Napoli sarebbe stato bello. Allenarlo in futuro? Chissà...”.
RAGIONIERE - “Avevo promesso a mia mamma di diplomarmi, nonostante giocassi nelle giovanili della Juve e ho fatto di tutto per mantenere la promessa. Glielo dissi prima di andare a Torino a 13 anni e ho mantenuto la parola. Adesso ho capito l’importanza dello studio”.