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Sodinha a tutto tondo: "Via la pancia e serie A col Brescia"

di Riccardo Chiorzi
Fonte: GianlucaDiMarzio.com

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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Un nome che sembra arrivare direttamente da  uno di quei telefilm di fine anni 80’, un fisico non proprio ‘scolpito’ e due piedi che sono pura poesia. Aprite le porte, mettetevi pure comodi: benvenuti nel mondo di Sodinha. “Chiamavano così mio padre e di diritto il soprannome è passato a me – racconta il trequartista brasiliano del Brescia ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com –  anche perché nella squadra di calcio a cinque in cui giocavo eravamo in 4-5 a chiamarci Felipe, perciò mi distinguevo”. Si, ok. Ma non solo per il nome, c’è da scommetterci. “Dicevano che ero bravo, mi sono sempre divertito a giocare a calcio: fino a 15 anni ero indeciso se fare calcio a 5 o a 11, poi ho scelto quest’ultimo ed ho iniziato a giocare col Paulista”.

In Brasile, però, non rimani per molto. Entri nei radar dell’Udinese e per te si aprono le porte dell’Italia.

Esatto. L’Udinese mi ha chiamato a 17 anni, ma essendo minorenne non potevo lasciare il Brasile. In Italia però arrivo l’anno seguente: sei mesi in prima squadra per ambientarmi, poi due anni nelle giovanili e successivamente varie esperienze in prestito che mi sono servite molto per il mio futuro.

Tra queste, il Bari allenato da un giovane Antonio Conte.

Era il 2008, sono stato lì i primi sei mesi poi sono tornato in ritardo dal Brasile e allora Conte mi ha mandato via: ma aveva ragione, ha fatto bene. Da quella volta non l’ho più sentito. Tutte le esperienze che ho fatto in prestito mi sono servite. Ed oggi, a 26 anni, mi sento finalmente pronto a dare il meglio di me stesso.

Una stagione che per te è iniziata un po’ in ritardo rispetto ai tuoi compagni. Cosa è successo a inizio estate?

Sono arrivato dal Brasile in ritardo, inoltre ero anche sovrappeso. Ma questo è successo perché mi sono fatto male in una partita di beneficenza per i bambini delle favelas e non mi sono potuto allenare come dovevo. Inoltre mio fratello stava male, era in ospedale, non me la sentivo di abbandonare la mia famiglia.

Periodo difficile, ma oggi tutto è alle spalle. E Brescia è tornata a gioire anche grazie alle tue giocate.

All’inizio mi trattavano tutti male, ma non avevo ucciso nessuno: ho sbagliato e mi assumo le responsabilità. Ma è acqua passata. Sabato sono entrato in campo voglioso di far bene, poi con Caracciolo parliamo la stessa lingua: ho immaginato il suo movimento e senza guardare…E’ andata bene, ora però spero di giocare presto dall’inizio.

Magari con qualche chilo in meno…

Quando mi dicevano che ero grasso all’inizio mi arrabbiavo, però adesso mi rendo conto che avevano ragione: scendere di peso non può che farmi bene. Sto facendo la dieta sì, ma mi alleno meglio: per due mesi ho fatto doppia seduta, accanto a me il fisioterapista Paolo Ringhini che mi ha aiutato tantissimo dentro e fuori dal campo. Adesso ho 86 chili, ne devo perdere ancora 2-3. Ho sofferto tanto, ora spero di arrivare presto al 100%.

Dieta, allenamenti duri e fuori dal campo?

Ora sono una persona tranquilla, ma da giovane ne ho fatti di casini lo ammetto. Sono arrivato all’Udinese dalle favelas e con i primi soldi mi sono divertito troppo, qualche uscita in più diciamo. Ora, invece, faccio vita da ‘vecchio’: allenamento, casa, play e la sera un film.

E pensare che nella tua carriera sei anche stato fermo per una stagione.

Purtroppo ho subito 4 operazioni al ginocchio, non è stato semplice. Mi allenavo con una squadra in Brasile, ma non ero sotto contratto. Poi al mio agente è arrivata la chiamata del Brescia, se sono arrivato qui è merito di Calori. Spero di portare questa squadra in A.

Ma con un fisico diverso dove sarebbe oggi Sodinha?

Al Barcellona, come il mio idolo Ronaldinho. Il mio sogno è quello o comunque arrivare in una squadra top: se ci riuscissi potrei finalmente aiutare la mia famiglia e i bambini delle favelas, è la cosa a cui tengo di più. Farei di tutto per regalargli un sorriso. Nazionale? Io ci spero, forse non è troppo tardi. Magari essere convocato per il prossimo Mondiale, chissà…

Staff – Nino Caracciolo

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