Menu Primo pianoCalciomercatoIntervisteEsclusive TBCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie B baribresciacarraresecatanzarocesenacittadellacosenzacremonesefrosinonejuve stabiamantovamodenapalermopisareggianasalernitanasampdoriasassuolospeziasudtirol
TMW Scommesse

GazzSport - Prima bomber, poi politico, scout e ora ds del Cesena. Artico: "Adesso sì, sono felice"

GazzSport - Prima bomber, poi politico, scout e ora ds del Cesena. Artico: "Adesso sì, sono felice"TuttoB.com
Artico
lunedì 24 marzo 2025, 15:00Cesena
di Angelo Zarra

Fabio Artico ha vissuto almeno quattro vite: bomber tra B e C, consigliere comunale, scout, oggi direttore sportivo: “Dopo oltre 20 anni di calcio giocato non è facile ritrovarsi dietro una scrivania. È necessario comprendere a pieno cosa sei stato e chi vuoi diventare”. L’attuale ds del Cesena ha trovato la strada giusta girando l’Italia: “Ho iniziato dai dilettanti con il Delta Porto Tolle e sono arrivato fino in Serie A con la Juventus”. Poi la promozione in B con l’Alessandria e la chiamata del presidente John Aiello: “La proprietà mi voleva in Romagna già nel 2022, sentivo però che non era il momento giusto. Avevo bisogno di tempo, passato qualche mese ho finalmente accettato”. Nella scorsa stagione il club ha dominato in Serie C, adesso la squadra di Mignani – da neopromossa - è in piena lotta playoff: “Siamo partiti con entusiasmo. Ma a dicembre abbiamo vissuto un periodo complicato con cinque sconfitte. Da lì qualcosa è cambiato”. 

Cioè? 

“Le partite perse fanno sempre riflettere. Un gruppo unito matura nei momenti difficili. Ho visto la reazione negli occhi dei ragazzi. La mentalità era giusta, dovevamo trovare l’equilibrio”. 

Ce l’avete fatta: settimo posto, 42 punti, davanti a big come Bari e Palermo. Altro che salvezza. 

“Per età media dei giocatori siamo la quarta formazione più giovane del campionato. Abbiamo cercato di creare un equilibrio tra i ragazzi che arrivavano dalla C e i calciatori più esperti. Il mister ha fatto il resto. Con la salvezza aritmetica a un passo, dalla prossima gara saremo più liberi mentalmente. Vogliamo divertirci, questa è l’unica cosa che conta”. 

A fare la differenza, soprattutto a inizio stagione, sono stati i gol di Shpendi. 

“Cristian ha segnato 10 reti in 15 partite, tutti hanno iniziato a parlare di lui. Poi è incappato in un brutto infortunio, quando è rientrato non stava benissimo e da dicembre non si è ancora sbloccato. In Serie B ci sono pochi attaccanti con le sue caratteristiche: corre 12 chilometri a partita, fa benissimo nelle due fasi di possesso. Per noi è una risorsa importantissima”. 

Lui è cresciuto nelle giovanili del club. A Cesena è arrivato quando aveva ancora 16 anni. E non è l’unico… 

“Lavoriamo tanto con i ragazzi, il nostro settore giovanile è un’eccellenza. Vanno aspettati, motivati, stimolati. Oltre al responsabile scouting, Omar Milanetto, abbiamo due collaboratori che seguono almeno otto gare a settimana tra Serie A, B, C, Primavera ed estero. Se notano profili interessanti scrivono delle relazioni dettagliate che inseriscono nel nostro database”. 

Quanti profili avete visionato finora? 

“Oltre 2.500 da inizio stagione, tutti giovani nati dal 2000 in poi. I giocatori che scegliamo di prendere arrivano sempre da quella banca dati. Passo le ore a leggere i report degli osservatori e ad analizzare i dati, anche quelli dei miei calciatori”. 

Un lavoro intenso tra campo e tecnologia. 

“Ogni fine settimana riceviamo i dati dei Gps con cui si allenano i ragazzi e analizziamo i valori: sviluppo della forza, velocità, chilometri percorsi. I medici preparano invece un resoconto sugli infortunati, mentre i match analyst si occupano dell’analisi della squadra durante le partite”. 

Insomma, non vi sfugge nulla. 

“Seguo il gruppo da vicinissimo, sono con loro in spogliatoio e durante le riunioni tecniche. È un modo per confrontarsi e crescere insieme. Con il mister parliamo ogni giorno e una volta a settimana organizziamo una call con il presidente Aiello. Anche lui dagli Stati Uniti è sempre aggiornatissimo”. 

Dopo le due sessioni di trattative, tra entrate e uscite, il club è nettamente in positivo. Missione compiuta? 

“Se esiste un valore preponderante per costruire un club vincente è senza alcun dubbio la sostenibilità. Grazie alle indicazioni della società cerco costantemente di rispettare i parametri economici e finanziari nel mio lavoro”. 

Quando ha smesso con il calcio aveva le idee chiare sul suo futuro? 

“Ho subito cominciato a lavorare tra C2 e D, esperienze pessime perché non avevo ancora fatto quel trapasso mentale da giocatore a dirigente. Ho iniziato a conoscere un altro mondo che inizialmente non mi piaceva, per un anno e mezzo ho smesso. Non ne volevo sapere nulla”. 

Ed è arrivata la politica. 

“Ho sempre pensato che fosse l’unico strumento democratico per migliorare le cose e dare concretezza alle idee. Sono stato eletto consigliere comunale ad Alessandria, la mia seconda casa. È stata un’esperienza che mi ha insegnato tanto”. 

Da Alessandria a Torino per lavorare con la Juventus. 

“Il primo anno mi sono occupato di formare i tecnici del settore giovanile. Poi ho iniziato a girare l’Europa da osservatore: seguivo giocatori, preparavo le segnalazioni. Spesso ero a Madrid, volevamo prendere Camavinga, ma la trattativa non è decollata. In bianconero ho imparato un metodo che mi è servito per diventare quello che sono oggi”. 

Il ds di un Cesena che sta impressionando tutti. 

“Questo club rappresenta tutta la Romagna, non soltanto la città. I tifosi ci regalano grande energia, mi sento fortunato a poter vivere e lavorare qui in un momento così felice”. 

Se non è al campo, che cosa le piace fare? 

“Prendo la bicicletta e salgo sulle colline verso Sorrivoli. Faticare in altura mi aiuta a riflettere. Mi piace anche andare per boschi in Valle d’Aosta e leggere”. 

Che libro ha sulla scrivania in questo periodo? 

“Un romanzo di Kurt Vonnegut, si chiama La colazione dei campioni. Parla di libertà, di caos nell’ordine e della continua ricerca della verità senza pretesa di assolutezza”. 

Qual è la sua verità? 

“Essere libero di fare il mio lavoro in un club che mi concede responsabilità e autonomia. A sognare devono essere i tifosi, noi restiamo coi piedi per terra”.