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PadovaOggi - Cittadella, Marchetti: "Facciamo scuola, ma siamo difficili da imitare. Assurdo giocare col mercato aperto. Pandolfi? Sa di aver sbagliato. Baldini? Ciclo finito. Sul ricorso del Pisa..."

di Marco Lombardi

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Marchetti
Marchetti
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Sette punti in quattro giornate, la conferma del pari con il Pisa e soprattutto la voglia di esplorare i margini di miglioramento del nuovo Cittadella. Il dg del Cittadella Stefano Marchetti, in diretta su Rigorosamente Cittadella di Telechiara, fa il punto della situazione in casa granata. Con Tronchin ancora lontano dal recupero, c'è da segnalare il lavoro differenziato di Stefano Negro per un fastidio polpaccio al polpaccio destro e i problemi all'adduttore destro di Davide Voltan post amichevole con la Primavera della Spal. Così il direttore granata: «[...] Siamo in emergenza dal ritiro e fondamentalmente non abbiamo ancora risolto tutti i problemi, soprattutto nel reparto difensivo. In questo momento siamo un po' contati e diciamo che al momento abbiamo tirato fuori il meglio da questa situazione. La gara di Salerno mi ha dato tanta rabbia e fastidio. Avevamo la gara in mano e l'abbiamo persa in modo allucinante. Dovevamo essere in 16, ma chi è entrato non l'ha fatto con l'atteggiamento giusto e gli ultimi 10'-15' non sono stati positivi. Nel viaggio di ritorno ero molto arrabbiato. Poi abbiamo vinto a Brescia e probabilmente quanto perso all'Arechi, devo essere onesto, l'abbiamo ripreso al Rigamonti».

Il mercato e i singoli

Inevitabile parlare di mercato, a dieci giorni dalla sua chiusura: «Abbiamo fatto 9 entrate e 10 uscite. Mi sembra di avere costruito un buon gruppo, ringiovanito, che se saprà restare con i piedi per terra potrà togliersi delle belle soddisfazioni. Le pressioni fanno parte del gioco e ben vengano anche a Cittadella. Se ci sono vuol dire che c'è ambizione e voglia di crescere anche qui ed ogni anno facciamo un passettino in più. Il mio è un mercato fatto di idee più che di soldi. Poi c'è tutto il resto che fa la differenza. Sia chiaro, non c'è nulla di scontato a ripetersi negli anni, ma non ho paura di nulla. Il rischio è il mio alleato e credo che diamo fastidio. Da squadra simpatia siamo diventati antipatici. Il perché? Spendere come fa il Cittadella non riesce a farlo nessuno. Facciamo scuola, ma siamo difficili da imitare perché c'è un modo consolidato di fare calcio. Non è solo fare la squadra, bensì costruire l'ambiente con le persone giuste al posto giusto nel momento giusto. Siamo una catena fatta di tanti anelli, se qualcuno non va al massimo, anche bravo, tanto vale cambiarlo. L'interessamento su Improta? Una delle più grosse balle che abbia mai letto o sentito. Non me l'hanno mai proposto e non ci ho mai pensato a prenderlo. Sia ben chiaro è un giocatore forte, ma non è mai entrato nei radar del Cittadella. Aggiungo una postilla: è assurdo giocare 4 giornate con il mercato aperto».

Qualche spunto sui singoli, a partire da Luca Pandolfi, uscito dal campo mugugnando in quel di Modena. Marchetti ammonisce: «Sa che a Modena ha sbagliato a reagire così. Serve rispetto nei confronti del gruppo e dello staff e io so che lui due secondi dopo la reazione si pente e torna nuovamente lucido. Pandolfi ha tutte le qualità per esplodere, ma deve crescere nel fare le cose come devono essere fatte a Cittadella. Un errore si può fare, due ancora ancora ti perdono, al terzo... Se riesce a fare questo step diventa un grande giocatore, altrimenti resta un incompiuto [...]».

E sull'addio di Baldini, il dg non si nasconde: «Ci siamo lasciati bene. Il Cittadella per me ha un valore altissimo e deve essere così per tutti. Sono qui da 20 anni e le squadre vere le ho rifiutate. Se per un giocatore il Cittadella non è il Real Madrid è meglio che prenda un'altra strada. Baldini non ha avuto atteggiamenti sbagliati, anzi si è sempre allenato al meglio. Si era chiuso fisiologicamente un ciclo e lo pensava anche lui. Se mi dice "credo la mia storia con il Citta sia finita" significa che non sei più disposto a soffrire ed allora è giusto chiudere. Baldini ha pensato che il suo ciclo fosse finito e dentro di lui voleva cambiare [...]».

Gruppo coeso e la telenovela Pisa

Un gruppo coeso, in cui lo zoccolo duro granata continua a fare la differenza sul campo e nello spogliatoio: «Se a Branca togliamo la garra lo limitiamo tanto. È il capitano perché rappresenta un esempio in ogni allenamento e spinge sempre al massimo. Ovviamente deve migliorare certi atteggiamenti, lo sa anche lui. I problemi di Branca con gli arbitri? Il nostro modo di giocare è aggressivo. Il pressing alto che sviluppiamo ci porta a fare qualche fallo in più, prevalentamente di natura tattica. Non siamo di certo cattivi. Su Branca non ci devono essere pregiudizi da parte dei direttori di gara. Lui con Vita, Pavan, Maniero, Kastrati e Salvi è gente da Cittadella, che sente l'attaccamento alla maglia. Per i giovani gli esempi positivi ci sono. Caratterialmente chi è arrivato mi piace, soprattutto i ragazzi più giovani mi sembrano molto affidabili. Un esempio? D'Alessio non è appariscente, ma quando lo metti dentro è tutta sostanza. L'abbiamo visto a Brescia o a Modena».

E sul ricorso in corte d'appello del Pisa, Marchetti si mantiene fedele alla linea tenuta fino a questo momento: «Non ho nessun commento da fare. Ho letto tanti commenti che mi hanno ferito da parte di tanta gente che non sa nemmeno come sono andate le cose. Quando sarà il momento parlerò».

 

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