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Presidentesse, ex e giudici: tra Bari e Latina vince il calcio romantico. Marilun-gol: la rivincita di un talento incompiuto.

di Alberto Neglia

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© foto di Alberto Mariani

E' stato un pomeriggio di calcio. E' stato anche un pomeriggio di polemiche. E' stato, soprattutto, il pomeriggio di Bari-Latina, match valevole per l'andata delle semifinali dei play-off. Il 'San Nicola' era gremito, anche se questa non è più una notizia.

Al 22' del primo tempo, arriva il fortunoso vantaggio degli ospiti: sugli sviluppi di un corner, Crimi favorisce, con un rimpallo, l'auto-rete di Polenta. I calciatori del Bari, concitati, si spendono in un'accesa protesta con il direttore di gara- Ostinelli-. Il replay evidenzia come Crimi strattoni Guarna, impedendogli di arrivare sul pallone. Il gol era, probabilmente, da annullare. Niente di sconvolgente, penserete. No, ma invitiamo l'intero mondo del pallone a riflettere- assieme a noi-sulla colpevolezza della schiera arbitrale, rea di una svista tanto grossolana, quanto decisiva.

Quel che sorprende, e insieme indispone è la posizione del giudice di porta: ci si chiede, lecitamente, come sia possibile non prendere alcuna decisione alla luce dell'evidenza del fallo; che si tratti di una goffa svista o di una mancata assunzione di responsabilità, l'errore resta e pesa sulle sorti di una squadra- il Bari- che ha tenuto testa per novanta minuti a un avversario valente e, nonostante tutto, meritevole del pari raggiunto in extremis.

Non vorremmo infierire sul tifo bianco-rosso, né inferire disturbo a quello nero-azzurro; in una gara di tale importanza, però, ci saremmo aspettati un modus operandi, da parte della terna arbitrale, ligio al dovere.

La rimonta, ai pugliesi, era quasi riuscita: i gol di Cani e Joao Silva avevano riacceso le speranze del 'San Nicola'. L'avversario appariva domabile, per la prima volta nell'arco di tutto il match; l'avversario era nervoso, vulnerabile. La presidentessa Paola Cavicchi era stata cacciata via da Ostinelli, a seguito di una protesta accesa, concitata.

Peccato che il destino si metta sempre di mezzo e guasti i piani; ci pensa l'ex di turno, Stefan Ristovski, a spegnere l'entusiasmo dei supporters bianco-rossi, sgomenti e increduli. Al 90', il macedone va in gol, esultante. E' l'ossimoro di una Bari improvvisamente spenta e impotente; ridimensionata, d'un tratto.

La tensione è crescente sull'asse Bari-Latina: la gara di ritorno decreterà un vincitore. I pontini di mister Breda sono favoriti, alla luce dell'impresa di ieri pomeriggio. Guai, però, a dare qualcosa per scontato: nel calcio, e in B particolarmente, tutto può succedere.

Intanto, in un caldo pomeriggio di ex, presidentesse e giudici di porta, tra Bari e Latina, vince il romanticismo: due squadre che meritano la A, e per il grande seguito e per la maniera appassionata di vivere lo sport. Tra Bari e Latina, comunque andrà a finire, avrà vinto il calcio.

 

In attesa del ritorno al 'Manuzzi', il Cesena vince di misura al 'Braglia' di Modena per 0-1, conquistando una vittoria preziosa. Il gol degli ospiti porta la firma di Guido Marilungo: il centravanti ex Sampdoria e Atalanta, al 18' del primo tempo, anticipa Cionek e batte Pinsoglio. Basta la rete del centravanti bianco-nero a garantire al Cesena la possibilità di giocare la gara di ritorno con un vantaggio considerevole. I Bisoli boys, infatti, avranno a disposizione due risultati su tre, benché non si possa parlare di un cammino in discesa; soprattutto, considerando la forza dell'avversario.

Segna Marilungo, sogna il Cesena. E' un dato che fa piacere, inorgoglisce tutti i veri seguaci del calcio. Questi ultimi ricorderanno, infatti, di quando Guido Marilungo era poco più di una promessa nella Sampdoria di Antonio Cassano e Gianpaolo Pazzini. Una giovane stella che illuminava il cielo di 'Marassi': chi lo viveva da vicino, ne tesseva le lodi.

Il periodo calante dell'attaccante comincia con la sciagurata retrocessione della Sampdoria; è storia nota che i blu-cerchiati, costretti a lasciar partire calciatori più importanti, si privarono anche di Marilungo, che finì all'Atalanta.

A Bergamo, Marilungo vide poco il campo, passando gran parte del tempo in infermeria, complice la rottura di entrambi i legamenti crociati, che lo tennero lontano dal campo per due stagioni.

Infine, la grande occasione di Cesena: in Emilia, Marilungo ha trovato la sua dimensione ideale, come testimonia la stagione giunta ai titoli di coda. L'attaccante bianco-nero è l'emblema di tutti quei talenti incompiuti, traditi dalla sorte, talvolta crudele. A venticinque anni, però, Marilungo è ancora in tempo per tornare ai livelli che gli competono. In fondo, nel calcio, non è mai troppo tardi.

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