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Spal-Frosinone: chi è la più bella del reame? Verona: battere Gattuso per mettere pressione alle rivali. Bagarre salvezza: i meriti di Vivarini e le certezze di Cagni

di Marco Lombardi

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In serie B è il giorno del “redde rationem”: il vetusto “Mazza” di Ferrara, grondante di passione e pieno come un uovo, sarà teatro della partitissima fra Spal e Frosinone. La matricola terribile, balzata al comando della classifica e tornata agli onori della cronaca dopo una lunga assenza dal calcio che conta, riceve la visita della quotata seconda della classe, staccata di appena due lunghezze e decisa a riconquistare la leadership della graduatoria. L’esuberanza degli estensi opposta all’esperienza dei ciociari. Squadre che si affronteranno con moduli sostanzialmente speculari e duelli individuali che promettono di essere decisivi. Capolista in striscia positiva da 12 turni ed imbattuta nel ritorno, Frosinone che, pur non incantando, vince e tiene il passo. Si annuncia una gara equilibrata, tatticamente bloccata, nella quale la faranno da padrone difese attente e abbottonate, concentrazione leonina, ubiquità dei centrocampisti, pronti a mordere i garretti e alitare sul collo degli avversari: una gara che potrebbe essere decisa dal lampo di uno dei “filibustieri” dell’area di rigore presenti su ambo i fronti.

In casa Verona, il pareggio al fotofinish di Vercelli ha fatto storcere il naso a tanti, ma ha stoppato i lamenti e scongiurato i “processi da Inquisizione” che sarebbero scattati in caso di sconfitta. Ancora una volta a non convincere è stata la prestazione collettiva dell’Hellas da trasferta, caratterizzata da assenza di idee, manovra lenta e farraginosa, asfitticità di un reparto avanzato clamorosamente Pazzini-dipendente… Problemi che si trascinano irrisolti da tempo, inquietanti in vista del rush finale di stagione. Nel lunch match di oggi contro il Pisa servirà solo una vittoria, per mettere pressione alle rivali in chiave promozione diretta e riprendere la marcia spedita verso la serie A. Il Verona dovrà accettare la battaglia, pazientare e non strafare. Lucidità ed organizzazione per non restare imbottigliati nella fitta ragnatela difensiva toscana e riuscire a “sfangarla”. Non sarà una passeggiata… Nell’ambiente pisano comincia a serpeggiare inquietudine, nervosismo ed una sfiducia diffusa: il -4 in classifica è un fardello pesante da portare. Lo stesso Gattuso, al termine dell’opaco pari interno contro il Latina, si è detto disponibile a fare un passo indietro, non riuscendo ad ottenere il massimo rendimento dai propri giocatori. E in settimana il vulcanico tecnico di Corigliano Calabro ha alzato la voce e assunto decisioni forti, apparentemente impopolari: a farne le spese l’attaccante albanese Manaj, non convocato per la sfida del “Bentegodi”. Nessuna epurazione, solo l’esigenza di lanciare un segnale forte e chiaro, che suoni da monito a tutto il gruppo. Perché, ha “tuonato” Ringhio: “Manca poco tempo, se non vedo “veleno” e atteggiamento i ragazzi possono anche restare a casa…”.   

Incroci pericolosi in coda, dove la situazione è sempre più magmatica ed incerta. Presto la classifica subirà ulteriori sconvolgimenti: dopo il Pisa, questa volta a tremare è il Latina. La scure della giustizia sportiva è pronta ad abbattersi sul club nerazzurro: tanti i punti di penalizzazione che “ballano” e potrebbero relegare i pontini all’ultimo posto della graduatoria, vanificando gli sforzi encomiabili dei ragazzi di Vivarini di restare aggrappati al treno salvezza. Forte, infatti, il senso di appartenenza dei nerazzurri, che li spinge a giocare a testa alta, lottando senza tregua e senza quartiere su tutti i palloni, contro ogni avversità: il prezioso punto conquistato a Pisa ne è l’emblema. È altresì vero che, malgrado i limiti strutturali di un organico pesantemente depauperato a gennaio per esigenze contingenti, la squadra ha sempre espresso un buon calcio e anche quando ha perso non ha mai “sbragato”. Merito di un tecnico che, senza smoccolare nè piangersi addosso, indefessamente si sta facendo in quattro, allenando non solo i piedi ma anche le menti dei propri giocatori, surrogandosi ad uno psicologo per isolarli dalle magagne societarie e caricarli sul piano motivazionale. A prescindere da come finirà la stagione, due certezze si stagliano: la professionalità della squadra e l’indiscusso valore del suo allenatore.

Restando in tema di certezze, francamente non condivido le esternazioni di Cagni, neo tecnico del Brescia, che ostenta una granitica sicurezza circa le chance di salvezza dei suoi. Entusiasmo contagioso, sguardo ascetico, l’erede di Brocchi è motivatore ispiratissimo: apprezzabile il suo tentativo di risollevare il morale della squadra ma, senza offesa, credo che le Rondinelle farebbero bene a volare basse… Il fortunoso pareggio ottenuto contro uno Spezia defraudato di un gol regolarissimo per effetto di una colossale topica arbitrale non fa altro che nascondere la polvere sotto il tappeto: anestetizzare i tanti problemi che affliggono i lombardi. A partire dal più urgente: una difesa colabrodo (la più perforata del campionato) a cui urgerà porre rimedio. Subito.      

 

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