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ESCLUSIVA TB - Paci: "Lecce e Monza favorite per la promozione diretta. Ai play-off occhio all'Ascoli. Giovani? Serve meno pressione sugli allenatori"

di Angelo Zarra

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Paci
Paci
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

In esclusiva ai microfoni di Tuttob.com ha parlato Massimo Paci, già allenatore di Teramo e Forlì e in questa stagione alla guida del Pordenone nelle prime due giornate di campionato.

Il Lecce ha fallito il match-point sabato a Vicenza ma sembra comunque avere un piede e mezzo in Serie A. Resta aperta la lotta per il secondo posto tra Cremonese e Monza...

"Nonostante la sconfitta di Vicenza, secondo me il Lecce è favorito per la promozione anche perché affronterà in casa il Pordenone, ultima e già retrocessa in Serie C. Per l’altro posto dico Monza, ha dimostrato alla lunga di avere una marcia in più della Cremonese soprattutto nell’ultimo periodo quando ha spinto maggiormente sull’acceleratore".

La griglia play-off sembra ormai delineata, manca solo l’ultima squadra che uscirà dalla sfida a distanza tra Perugia e Frosinone. Chi vede favorito per la promozione in Serie A attraverso la porta di servizio?

"A mio avviso il Benevento ha qualcosa in più, insieme alla Cremonese se non dovesse riuscire a centrare la promozione diretta. Ma l’Ascoli può essere la sorpresa, in quanto nell’ultimo periodo ha dimostrato grande valore e un’identità ben precisa; i bianconeri possono dire la loro in questa lotta".

In chiave salvezza invece è tutto aperto. Il Vicenza sembrava spacciato, ma è rimasto in vita nei minuti finali contro il Lecce e adesso andrà a giocarsi la possibilità di salvare la pelle ai play-out proprio sul campo dell’Alessandria, mentre il Cosenza sarà di scena contro il Cittadella.

E’ una lotta bella aperta tra tutte le squadre. In questi tipi di partite, soprattutto ai play-out, è sempre difficile indicare una favorita. A livello di squadra il Vicenza probabilmente ha individualità maggiori, ma l’Alessandria ha dimostrato di avere più continuità di prestazioni e risultati.

Una domanda sul Parma, club in cui lei ha militato per cinque stagioni da calciatore. Una squadra che ha speso e cambiato tanto in sede di mercato, ma neanche un tecnico esperto come Iachini è riuscito a invertire la rotta.

"Probabilmente i giocatori a disposizione non erano adatti al gioco di Iachini. Purtroppo il Parma quest’anno ha disatteso un po’ le aspettative ma può essere un anno di transizione, può capitare soprattutto quando cambia quasi tutto il reparto dirigenziale. Se impareranno dagli errori commessi, l’anno prossimo potranno dire la loro in Serie B".

Tra i giocatori chi l’ha sorpresa maggiormente quest’anno in Serie B?

"Ce ne sono diversi. Uno su tutti Cambiaghi, che ho allenato a Pordenone; riesce a far diventare semplici cose molto difficili. Mi è piaciuto tanto anche Okoli, un difensore moderno e bravo tecnicamente; se la Cremonese è riuscita ad esprimere un bel gioco quest’anno è anche per merito dei difensori, davvero molto forti".

Dopo la seconda mancata qualificazione consecutiva dell’Italia ai Mondiali il tema dell’utilizzo dei giovani in Serie A e Serie B è tornato in auge. Anche quest’anno sono stati pochi i giovani utilizzati con continuità. Quale può essere il motivo che spinge tecnici e società a credere poco nei talenti in erba?

"Non credo sia un discorso di età, ogni allenatore fa giocare un giovane se ha fame ed è forte. Probabilmente sia a livello fisico che tecnico i nostri giovani sono un po’ indietro ma anche il sistema è sbagliato, un allenatore non ha la possibilità di sbagliare più di due o tre partite. C’è tanta pressione e quindi, magari, gli allenatori a quel punto si rifugiano su giocatori più esperti. Queste due mancate qualificazioni ai Mondiali indicano che c’è qualcosa di sbagliato nella crescita dei nostri giovani, io credo molto nella meritocrazia, ma bisogna dare la possibilità agli allenatori di lavorare sul processo di crescita del giovane, senza mettere pressioni se i risultati non arrivano immediatamente".

Nella sua carriera da calciatore ha avuto la fortuna di essere allenato da tecnici importanti tra i quali Claudio Ranieri, Franco Scoglio, Zdenek Zeman e Francesco Guidolin. Chi, eventualmente, l'ha spinta a intraprendere la carriera da allenatore o da chi ha preso spunto?

"L’allenatore che mi ha coinvolto maggiormente in questa esperienza è Francesco Guidolin, siamo molto simili caratterialmente. Nessuno mi ha spinto a prendere questa strada, ma da tutti ho cercato di prendere qualcosa; sono stato allenato da tanti tecnici importanti, come Ranieri e Giampaolo, e ho fatto una breve esperienza anche con Gasperini. Ho cercato di prendere qualcosa da tutti, come la capacità di relazionarmi con i giocatori di Ranieri, lui è un maestro in questo, piuttosto che la tattica di Giampaolo o l’essere efficace di Guidolin".

Veniamo al futuro: ha già avuto qualche richiesta o qualche chiacchierata per la prossima stagione?

"Qualcosa bolle in pentola, qualche chiacchierata c'è stata per l’anno prossimo, ma i campionati sono nella fase finale. Quest'anno in cui, tolta la breve parentesi di Pordenone, sono stato praticamente fermo ho però girato l’Italia e mi sono recato a Monaco. Inoltre ora sto frequentando a Coverciano il corso UEFA Pro. Ho lavorato tanto e fatto tante esperienze per migliorarmi ancora come tecnico".

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