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Mantova, Lori "Col Torino sia una festa"

di Francesco Rossi
Fonte: la stampa

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Si nasce incendiari e si muore pompieri. Questione di tempi e di vedute, ma per Fabrizio Lori la partita tra Mantova e Torino ha cambiato radicalmente toni, modalità e soprattutto prospettiva. Da sfida incandescente per andare in serie A a ultimo treno per non finire in C: tutto nel giro di quattro anni, dalla vittoria per 4-2 al Martelli nella calda notte dell'8 giugno 2006 alla lunga vigilia del match di domenica pomeriggio. «Di acqua sotto i ponti ne è passata - commenta il presidente biancorosso - e adesso vorrei tanto che Mantova-Torino fosse solo una festa per i tifosi e una bella partita per chi andrà in campo. Non ha senso alimentare un clima di paura, odio e tensione: per me e per il Mantova la partita sarà basilare soltanto perché ci giochiamo la salvezza. Nessuno cerca vendette o rivincite col Toro: quello che è successo, è successo». Un messaggio di distensione tradotto anche nei fatti. Lori si è battuto in prima persona col prefetto e il questore di Mantova per non bloccare la vendita dei biglietti ai tifosi del Toro e nella riunione di ieri con le forze dell'ordine ha ribadito il concetto. «È giusto che i granata siano presenti a Mantova - spiega - e che possano sostenere la loro squadra che sta lottando per la promozione. A parti inverse sarebbe stata un'ingiustizia».

Il basso profilo e i problemi economici della sua azienda (la Nuova Ponsac) e della squadra (stipendi bloccati da mesi e rischio fallimento) hanno cambiato il carattere e l'atteggiamento di un presidente di appena 41 anni che aveva colpito il mondo del calcio anche col suo stile grunge: capelli lunghi, barba incolta, jeans scoloriti in ogni occasione e battuta pronta. Soprattutto quando c'era da contrastare il Toro nella battaglia per la promozione. Dopo la finale d'andata replicò al Cairo furioso per i rigori concessi al Mantova. «Si è dimostrato incredibilmente antisportivo - disse il 9 giugno - e vorrei far notare che non solo i rigori erano sacrosanti, ma ne andavano fischiati altri due a nostro favore. È un intervento fuori luogo: non vorrei che fosse una manovra per condizionare il clima di domenica». Il Toro poi ribaltò la situazione col 3-1 ai supplementari che i tifosi biancorossi non hanno scordato. Per loro il Palazzo, attraverso l'arbitraggio di Farina, punì la «provinciale» per favorire la «nobile». Una sconfitta che bruciava allora («Cairo ora piangerà di gioia», disse gelido Lori nella notte dell'11 giugno dalla pancia del Delle Alpi in festa) e venne esorcizzata un anno fa con la retrocessione del Toro. In quella drammatica domenica granata, i tifosi del Mantova scesero in piazza per festeggiare con caroselli in centro mentre Lori si aggirava festoso in corso Libertà con la bandiera biancorossa in mano. Altri tempi e altri pensieri. Il numero 1 mantovano ora porge la mano al Toro. «Col presidente Cairo c'è un ottimo rapporto - apre Lori - e ci siamo visti un mese e mezzo fa con piacere. Lo invito a venire allo stadio con me e guardare la partita insieme». L'ascia di guerra adesso si può veramente sotterrare, anche perché oltre alla libera vendita dei biglietti, è maturata in prefettura la volontà di creare un clima di festa: il sindaco di Mantova ha invitato il collega Chiamparino allo stadio, mentre nel prepartita verrà ricordato Danilo Martelli, giocatore mantovano scomparso col Grande Torino, e ci sarà una festa in onore di Gustavo Giagnoni. Basterà?

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