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Parma, Buffon: "Dobbiamo fare di più per diventare speciali"

di Redazione Milano
Fonte: www.parmacalcio1913.it
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Le dichiarazioni del capitano crociato Gianluigi Buffon, rilasciate al termine della partita Parma-Genoa, valida per la ventitreesima giornata del campionato Serie BKT.

“La definiamo una vittoria e basta. Per quel che vale l’orgoglio non può valere una partita, bisogna riuscirlo a trasportare nel tempo e bisogna riuscire a fare certi tipo di prestazione, anche dal punto di vista caratteriale ed emotivo, come abbiamo fatto contro il Genoa. Se c’è un difetto che ho riscontrato nella nostra squadra, quindi non mi riferisco alla società, ai tifosi o ai giornalisti, è che non abbiamo equilibrio emotivo. E’ una squadra che pensa ad essere protagonista non può non avere equilibrio emotivo. Cioè, noi si parte dalla prima partita col Bari, facciamo gol dopo 3 minuti, ma percepivi che noi come squadra pensavamo di essere in Serie A. Al 25′ eravamo 1-2 e percepivi le energie di una squadra che era di nuovo in crisi. E questo non può portare dei risultati. Noi dobbiamo sapere che con determinate caratteristiche, determinate motivazioni possiamo essere una buona squadra. Senza quelle siamo una squadra normale e le squadre normali nel tempo non arrivano a nulla di grande. Arrivano sempre a tracheggiare. E quindi questa cosa è una responsabilità che noi giocatori, dai più vecchi ai quelli medi ma anche ai più giovani, si devono prendere questa responsabilità. Tutti quanti ce la dobbiamo prendere perché è inaccettabile e frustrante vedere un Parma, questo patrimonio di squadra e di storia calcistica, andare sull’ottovolante. Per quel che concerne il gruppo squadra dobbiamo svoltare da questo punto di vista”.

“Adesso si tornare a parlare, una partita fatta bene, di Serie A diretta, di playoff. Ma questo lo dovete fare voi come stampa e i tifosi, ed è giusto che ne parlate e lo sognate. Avere questo entusiasmo è giusto. Noi dobbiamo mantenerla e sapere che per vincere le partite c’è da sudare e far fatica, oggi noi abbiamo fatto fatica. Fatica perché siamo andati in vantaggio contro una grande squadra, abbiamo fatto 70 minuti di buon calcio, nel buon fraseggio, ci abbiamo messo la voglia di non prendere gol e di essere compatti, la voglia di aiutarci e trascinarci l’un l’altro. Se ti manca questo, diventiamo una squadra normale, anche se hai gente che si chiama Buffon, Vazquez. L’anno scorso siamo arrivati tredicesimi! Se fossi un giovane e sentissi tutti dire che il Parma è forte, ma siamo tredicesimi, mi domanderei cosa c’è che non va. Nel frattempo sono cambiati anche gli allenatori e tutto si può dire meno che gli ultimi due allenatori che abbiamo avuto sono due allenatori che hanno più vittorie che presenze in Serie B. Qualcosa deve essere cambiato e noi come squadra dobbiamo capirlo. Dobbiamo assumerci questo tipo di responsabilità e di voglia, dobbiamo metterci qualcosa di più per stupire, per emergere e cercare l’eccellenza. Altrimenti saremo dei mediocri e la vita da mediocri non la vogliamo fare, ho altri 40 anni per fare la vita da mediocre. Io voglio provare sempre a prendere l’eccellenza e questa cosa qua la devono sentire tutti. Se no uno alza la mano e dice che è un mediocre”.

I TIFOSI E LA CIVILTA’ DI PARMA

“I tifosi? Sono rimasto a parlare con loro perché sono il capitano, mi hanno chiamato e oggi è stata una giornata particolare. Nel pre-gara c’è stata una contestazione giustificata, come fai a dire che non lo sia? Io qualche ragazzo lo conosco da una vita, non puoi non capire la frustrazione di un tifoso che per forza non vuole vincere, però vuol vedere un senso in un percorso che stai facendo. Quando viene meno il senso, senti franare delle basi e la prima cosa che fai è la contestazione. E’ la prima in tre anni di risultati non eccelsi. E come fai a dire qualcosa a questa gente? Con la civiltà del caso, la civiltà di Parma e dei tifosi di Parma. E’ un modo da pubblicizzare nel mondo, non c’è bisogno di fracassare i vetri. I messaggi arrivano se vuoi, e questo è il modo migliore. Ed è anche giusto che lo abbiano fatto”.

Il cambiamento non può arrivare in una settimana, qualche seme può attecchire. L’orgoglio ferito. Quando perdo le partite col Parma, io sto male. Io gioco per la società, per l’allenatore, per la gente. E deludere questa gente mi fa star male. E quindi se fra vincere e perdere il sentimento individuale è sempre lo stesso, è chiaro che vai poco lontano. Se invece nella sconfitta, senti la sofferenza e senti il bruciore, vedrai che di partite ne perdi di meno. Questo è quello che ho imparato nel tempo. Spero che tutti sentiamo questa frustrazione. Quello che ci diciamo nello spogliatoio deve rimanere segreto. Mi fa piacere che ogni tanto, toccando certi tasti alcune risposte riesci ad averle. E questo mi fa ben sperare ma non ci deve illudere. Noi dobbiamo mettere la testa nel carroarmato, affrontando le partite che restano in questo modo. Ma non per vincere, per non avere rimpianti. Finire una stagione senza rimpianti, ti dà anche il senso del tuo valore. Bisogna arrivare a capire quanto valiamo veramente. E poi si faranno i correttivi del caso”. 

DOBBIAMO FARE DI PIU’ PER ESSERE SPECIALI

“Io mi metto in discussione, quando ho giocato e non è andata bene, tornavo a casa ed ero veramente infelice. Cosa potevo fare di più, in campo e fuori? Questo me lo chiedo sempre. E questo modo di pensare, se riusciamo a farlo comune, un qualcosina si cresce tutti insieme. E i limiti che abbiamo palesato fino ad oggi, li sposteremo più avanti e più in alto, diventando una squadra migliore. Ma dentro ogni individuo ci deve essere questo tipo di desiderio, di amor proprio. Di dire io non posso accettare di fare campionati senza senso. Noi siamo tutt’altro che una squadra di lavativi, siamo una squadra di ragazzi perbene e che lavorano ogni giorno al 100 per cento. Però non basta, c’è da cambiare mentalità, cambiare attitudine al lavoro, avvicinarsi a dei modelli che magari possono essere vincenti e capire perché sono vincenti. E quello che fa la differenza anche contro squadre importanti, come abbiamo visto contro l’Inter, sono il cuore e la testa. E quello che abbiamo dentro. Se capiamo questo, possiamo ritagliarci quei posti di rilievo che magari valiamo. Ma ad oggi la classifica dice che siamo settimi. Per cui vuol dire che altre squadre hanno dimostrato di essere più forti e più squadre di noi. Quello che abbiamo fatto fino ad oggi non basta, ci porta a continuare a fare campionati così. Se invece ognuno di noi si ribella a questa situazione, allora non è detto che andremo in Serie A, ma si finisce con la sensazione di dire che siamo in un percorso virtuoso. Atteggiamenti che non possono portare ad essere speciali: noi, vista anche l’età che abbiamo, a parte due o tre, di grande gioventù, dobbiamo sentire dentro il desiderio di essere speciali. Perché abbiamo l’opportunità di avere una società che ci dà tutto, e quando hai questa fortuna di avere una società così, devi cavalcare questa fortuna

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