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Portogruaro, Espinal a cuore aperto

di Federico Errante
Fonte: Sara Puntel - portogruarosummaga.it

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© foto di Alberto Fornasari

Vinicio Edwards Espinal Marte è nato a Santo Domingo il 14 novembre 1982. La sua compagna si chiama Ina e la piccola erede, di due anni, Isabel. Ha un fratello gemello, José Espinal, anch'egli calciatore.

Quante volte vi siete giocati la carta “gemello”?

“Da ragazzi è successo che ci scambiavano spesso, ma non perché volevamo che accadesse. Ammetto però, che alle volte, quando ci stava bene, non dicevamo nulla.”

Mi racconti qualche bel momento della tua vita?

“Per intensità, sicuramente la nascita di mia figlia. Poi, ho un ricordo dolcissimo della vacanza a Myconos con Ina, che abbiamo fatto nei primi periodi di fidanzamento. In quei giorni non abbiamo nemmeno mai litigato.”

Isabel ha detto prima mamma o papà?

“Mamma. Ma ricordo il giorno in cui ha pronunciato papà: abbiamo urlato talmente tanto di gioia, da spaventarla. Per un bel po’ non ci ha pensato più a ripeterlo, ma ora mi chiama di continuo “papapino”.”

Chi ha segnato la tua vita?

“Ina per me è stata fondamentale. La conobbi in un momento in cui avevo deciso di cambiar vita e volevo ridurre i miei obiettivi come calciatore. Per avvicinarmi a casa, mi ero trasferito a Monza e iscritto all’Università. E’ li che ho conosciuto la mia compagna. Tra una lezione ed un’altra, abbiamo bevuto un caffè. Anche se ammetto che in quel periodo stavo bene da solo e volevo che continuasse così. Poi non ce l’ho più fatta e ha vinto il cuore sulla testa. Da quel giorno ho iniziato a fare gol e a giocar bene. Grazie a lei ho acquistato consapevolezza ed è decollata la mia bella carriera.”

Perchè hai deciso di fare il calciatore e non il ballerino?

“In realtà sono diventato calciatore un po’ per caso. Quando a otto anni ci siamo trasferiti con nostra mamma, Nurys Isabel, in Sicilia, abbiamo iniziato a giochicchiare. Poi, per motivi di lavoro, ancora piccoli, siamo andati in provincia di Milano. All’oratorio ci divertivamo a tirare quattro calci in compagnia ed è li che ci hanno spinto ad iniziare a giocare più seriamente.”

Tornando ai ricordi... Legati al calcio ne hai?

“Tanti. Ne scelgo comunque due. Sicuramente l’esordio in serie A con l’Atalanta, perchè ero inconsapevole e l’emozione di vivere una gara intera è stata intensa. Per motivi diversi, ovviamente, non posso dimenticare la partita di Verona della scorsa stagione, che ci ha regalato la B.”

Qual è la persona, nel tuo mondo, che ti ha dato di più?

“Buoni rapporti li ho avuto e li ho con molti. Se parliamo invece di allenatori e se ci riferiamo ad un rapporto speciale, per me Calori è in prima posizione. Il nostro feeling andava al di la del calcio. Era una questione di conoscersi e di capirsi con uno sguardo. Vivevamo in sintonia. Anche se io sono solare, non è facile che una persona mi arrivi dentro, ma lui ha fatto centro.”

In cosa ti ha aiutato?

“Ero un solista, che giocava per se, cercando di raggiungere la porta. Venivo considerato come un buon giocatore, ma con lui ho imparato a mettermi al servizio della squadra e ora sono molto diverso. Ne farò tesoro per il prosieguo della mia carriera e mi auguro di trovarmi spesso in condizioni così belle.”

E i tuoi compagni?

“Siamo un gruppo eccezionale. Tengo a tutti in modo particolare. Con lo zoccolo duro della squadra, c’è un affetto fortissimo. Tra di noi ci sarà sempre un ricordo particolare e nel calcio, te lo posso assicurare, è difficile che accada. Anche con i nuovi inserimenti si sta creando lo stesso rapporto: sono veramente contento. “

Il tuo rientro, contro l’AlbinoLeffe, dopo l’infortunio. Come ti sei sentito?

“Bene. Anche se ho giocato come terzino, ho cercato di fare del mio meglio. La necessità della squadra è questa, almeno per ora, e l’unica preoccupazione di tutti è quella di rendere al massimo. Io ce la metterò tutta per fare mio anche questo ruolo.”

E fisicamente?

“E’ andata bene. Sicuramente, nelle prossime giornate, migliorerà ancora la mia condizione.”



Partita tesa l’ultima...

“Da ora in poi sarò una lotta. In campo ci sarà sempre un clima da finale. Dobbiamo, però, essere bravi noi a mantenere la calma, perché essere al completo fino alla fine sarà fondamentale.”



 

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