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Venezia, Busio: “Obiettivo la promozione”

di Christian Pravatà
Fonte: www.Veneziafc.it

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© foto di www.imagephotoagency.it

Gianluca Busio è tornato. Un anno dopo essere arrivato dallo Sporting Kansas City e aver firmato un contratto a cifra record per la squadra, è in procinto di iniziare la sua seconda stagione con il Venezia.



Nonostante la retrocessione della scorsa stagione, Busio ha rinnovato il suo contratto quest’estate, determinato ad aiutare la squadra nella riconquista della Serie A.



Pochi giorni dopo la prima gara della stagione 2022/23, il nazionale americano ha parlato della sua crescita, della sua decisione di rimanere e delle sue aspettative per la stagione.



Nuova stagione, nuovo numero. Perché hai deciso di indossare il 6 quest’anno?



Il 6 e un paio di altri numeri sono quelli che voglio indossare, indipendentemente dalla squadra. L’anno scorso è stato un po’ più difficile – bisogna lavorare duro per ottenere il numero che si vuole. Quest’anno ho avuto l’opportunità di scegliere il 6. È bello poter indossare un numero che ti piace. Quando il 6 è diventato disponibile, è stata una scelta facile. L’ho indossato nella mia prima esperienza con la nazionale USA e abbiamo vinto la Gold Cup. Il 6 e il 10 sono i miei preferiti al momento.



Questo è il mio secondo anno qui dopo l’esperienza in Serie A, e sento che posso fare di più e migliorare come leader. Il numero è una questione mentale per i giocatori, ciò che importa quest’anno è fare un salto di qualità.



Hai ricoperto il ruolo di mediano nel debutto stagionale, ma nella scorsa stagione ti sei generalmente ritrovato a giocare a sinistra in un centrocampo a tre. Il mister ha discusso con te sulla posizione in campo per quest’anno?



Avevamo un altro mister lo scorso anno, e ogni mister ha le sue tattiche e la sua mentalità per quanto riguarda l’approccio al gioco. Giocatori diversi si adattano meglio a ruoli diversi. La scorsa stagione, il mister voleva avessi un raggio d’azione più avanzato, ma credo di poter ricoprire qualunque ruolo a centrocampo.



Quest’anno il mister usa tattiche diverse. Vogliamo giocare costruendo dal basso, tenere la palla e fare possesso. Mi piace. Come mediano, posso toccare molto il pallone, e credo di poter dare il meglio per aiutare la squadra in quel ruolo.



Devo lavorare molto sulla difesa, questo perché non sono abituato a fare il centrocampista difensivo. Ho giocato forse 20 partite in carriera in quella posizione. Con la palla mi viene facile; senza, migliorare mi permetterà di fare quel salto in più per fare la differenza. Ne ho parlato a lungo con il mister e, per quella che è la sua idea di gioco, sono contento del ruolo.



Stai imparando dai tuoi compagni per quanto riguarda la difesa?



Ci sono molti veterani in squadra, fra cui alcuni ragazzi che hanno giocato in squadre importanti e in Champions League. Loro ne sanno molto più di me, e mi aiutano tanto. Tutti in squadra ci aiutiamo. Abbiamo una squadra giovane, quindi molti di noi sono nella stessa situazione e cerchiamo di aiutarci a vicenda. È un bel gruppo, dai giovani ai più esperti come Cecc (Pietro Ceccaroni), il capitano, quindi è un ottimo connubio.



Sei in possesso della palla, avendola ricevuta da dietro: non appena alzi la testa, cosa ricerchi quando controlli il campo? Qual è la tua prima scelta?



Il mio primo pensiero è il gol. È mettere qualcuno in condizione di segnare. Vorrei fosse facile. Ma questo è il primo pensiero se ricevi la palla con un minimo di tempo: cercare qualcuno in posizione più avanzata, che sia tra le linee o dietro di esse. Insomma cercherei di scegliere la soluzione che metta più in difficoltà gli avversari.



Inoltre, da mediano, devi metterti più in sicurezza. Avendo giocato in posizione più avanzata, quando ricevevo la palla ero già in grado di girarmi ed essere vicino all’area. Da mediano, devi avere una seconda scelta. Non è possibile verticalizzare ogni volta. Devi mantenere il possesso, perché ci sarà sempre un uomo in pressing su di te, quindi devi assicurarti di essere abile nel possesso di palla.



Il mio primo pensiero è verticalizzare per creare l'opportunità di andare a rete, ma devo anche rendermi conto che sono parecchio distante dalla porta avversaria. Non posso forzare e rischiare di perdere la palla creando un'opportunità per la squadra avversaria. Inconsciamente quindi mi trovo a ragionare sul prossimo passaggio nel caso in cui verticalizzare non sia possibile. Se il passaggio successivo è il retropassaggio verso il centrale di difesa o il mantenere il controllo, ciò va fatto senza forzare altre soluzioni poco funzionali. Quello è il ruolo del mediano in qualsiasi squadra, vuoi giocare in avanti, ma farlo richiede un'attenta valutazione delle condizioni che permettano alla giocata di riuscire.





La scorsa stagione fin dall’inizio sembravi preparato al ritmo di gioco, e la squadra ha riposto molta fiducia nelle tue abilità. Hai finito per giocare il quarto minutaggio più alto fra tutti i giocatori sotto i 21 anni in Serie A. Come valuteresti la tua prima stagione? Cos’hai dimostrato a te stesso, e come pensi di poter migliorare?



Sappiamo tutti che la stagione non è andata come volevamo. Il nostro obiettivo era riuscire a salvarci, e così non è stato. Sono ancora giovane, e posso imparare da questo o arrabbiarmi e buttarmi giù di morale. Credo che con i ragazzi che sono rimasti qui dall’anno scorso si sia creato un forte legame. Ne abbiamo passate tante assieme, e adesso si tratta di tornare dov’eravamo prima. Abbiamo avuto un assaggio della Serie A, del livello a cui vogliamo essere, e bisogna lavorare per tornarci.



Hai giocato molto in questi ultimi due anni. Sei passato direttamente dalla MLS alla Serie A e sei stato convocato alle qualificazioni per i Mondiali. Come hai gestito tutto?



È stata dura. Non avevo mai giocato così tanto prima, soprattutto a quel livello. Verso la fine della stagione ho iniziato a percepirne le conseguenze. Ero stanco fisicamente e, per come stava andando la stagione, anche a livello mentale non è stato facile. Ma l’ho superata.

Che siano andate bene o male, ho giocato tutte quelle partite. Ce l’ho fatta. Adesso so cosa si prova a spingersi al limite. Quest’anno sarà più facile gestirmi a livello fisico e mentale.



Cosa fai per restare in forma e in salute?



Gli allenamenti sono duri, e io stesso li ho affrontati con più intensità ed energia. So com’è in partita, e so cosa serve per raggiungere il nostro obiettivo. Si gioca come si fa in allenamento, quindi do sempre il massimo anche lì, così da essere preparato a far fronte all’intensità del mio avversario durante il match.



Anche in quei giorni in cui non si ha voglia di lavorare duramente – se si è stanchi o dopo una partita – bisogna fare uno sforzo e continuare a dare il massimo. Non puoi fare cinque giorni di allenamenti leggeri ed aspettarti di andare alla grande in partita. Non funziona così, almeno per me. Mi devo allenare come se fossi in partita, questo per farmi trovare pronto nel giorno gara.



Quest’estate avresti potuto lasciare il Venezia per giocare in Serie A o in altri campionati importanti. Che cosa ti ha fatto decidere di restare e rinnovare il tuo contratto dopo la retrocessione?



Ho ricevuto delle offerte, e ci ho pensato a lungo, perché alla fine lo scopo di ogni calciatore è quello di giocare ai massimi livelli. Ma dopo essere retrocessi, ho sentito di aver deluso molte persone.



Il club e tutte le persone coinvolte hanno dato tutto, e sentivo di dover restituire qualcosa. Non mi sarei sentito bene con me stesso se fossi rimasto un anno per retrocedere e poi andarmene. Non l’avrei sopportato. Non volevo andarmene nel modo sbagliato. Sono qui ora per ricambiare tutto il sostegno che ho ricevuto.



Cosa del progetto di questo club ti ha spinto a restare?



Facendone parte, è facile rendersi conto di quanto ci tengano e ci credano i dirigenti, e dei cambiamenti che vogliono apportare. Non è semplicemente un club che dopo essere retrocesso si arrende e si accontenta del suo anno in Serie A. Siamo ambiziosi, ed è bello far parte di qualcosa in costruzione. Abbiamo dei giocatori giovani, abbiamo una nuova struttura per allenarci, un nuovo mister, e soprattutto dei tifosi che credono in noi. Siamo sulla strada giusta per costruirci il futuro a cui ambiamo.



Chi è che più ti ha influenzato nella tua decisione di restare?



Mia madre principalmente. Non è che me l’abbia detto chiaramente, ma mi ha sempre insegnato a finire qualunque cosa iniziassi. Un solo anno al Venezia non era abbastanza.



È il tuo secondo anno a Venezia. Come ti sei adattato alla vita italiana? Come ti ha trattato la città di Venezia?



Ho vissuto in North Carolina e Kansas, e non ero mai stato in un posto in cui passeggiare per la città potesse migliorarti la giornata. È bellissimo. Quella italiana è una cultura meravigliosa: il cibo, e soprattutto le persone, compresi i miei compagni. Ogni volta che la mia famiglia e i miei amici vengono a trovarmi è facile trovare delle cose da fare, gli mostri la città e la adorano. Sono in buoni rapporti con i veneziani, e anche quando perdiamo non smettono di sostenerci.



Qual è la tua mentalità e il tuo obiettivo per questa stagione?



Quest’anno è la promozione. In qualsiasi campionato, il tuo obiettivo fin dall’inizio è vincere. Dobbiamo dare il massimo per la promozione, a qualunque costo. Sarà un anno lungo e difficile, ma è questo è il mio obiettivo, e quello di tutta la squadra.

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