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La rivoluzione di Conte passa anche dalla B: così cambia la Nazionale

di Alberto Neglia

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© foto di Ciro Sarpa

La notizia, a lungo caldeggiata dai giornali nelle ultime settimane, ha trovato negli scorsi giorni un riscontro ufficiale: Antonio Conte è l'erede designato di Cesare Prandelli alla guida della Nazionale italiana. La bufera sorta in seno alla FIGC, con l'elezione finale di Tavecchio, aveva distolto l'attenzione dei seguaci del pallone dalla questione strettamente tecnica; come nel più classico degli effetti domino, alla designazione di Tavecchio è seguita l'elezione del tecnico salentino.

Non poche, le contraddizioni insite alla scelta compita, frutto di un gioco delle parti di ardua interpretazione. L'avvicendamento alla guida degli azzurri era cosa necessaria: continuare con Prandelli, infiacchito e demotivato, sarebbe stato come allevare una serpe in seno. L'ex CT, capro espiatorio dell'irrisoria rassegna iridata, rientrato in patria con le pive nel sacco, da tempo combatteva contro i mulini a vento e contro i suoi stessi limiti.

Archiviato il passato, è già tempo di guardare al futuro. Il 4 settembre si gioca Italia-Olanda, amichevole di prestigio contro la rivelazione dello scorso Mondiale. Tanti, i dubbi circa le scelte che il nuovo CT opererà, alla luce della oggettiva scarsità di risorse tecniche a disposizione. Non si può nascondersi dietro dichiarazioni di facciata, dettate dalla circostanza: il calcio italiano è nel bel mezzo di una violenta crisi economica e tecnica. C'è chi già dispera, persuaso che facce nuove in FIGC siano solo facce vecchie; chi spingeva per una drastica rifondazione del sistema, probabilmente dovrà fare un passo indietro.

La scelta di Conte, d'altronde, è una scelta popolare, tesa ad appagare un popolo esigente e depresso. Sir. Antonio è chiamato a una impresa notevole: creare un gruppo solido e coeso in vista del prossimo Europeo, centrare la qualificazione e provare ad aggiudicarsi la competizione in terra francese.

La prima grana, inevitabilmente, riguarderà l'innesto di giovani, seppur graduale, compromesso necessario perché si realizzi una effettiva e sostanziale crescita. Oggi, nonostante la crisi inviterebbe i club ad affidarsi alle risorse nostrane, i calciatori più giovani e promettenti militano nella serie cadetta e la promozione in squadre di più alto prestigio stenta ad arrivare. Di conseguenza, la B diventa vetrina prestigiosa, per chi militi in una delle ventuno iscritte. Non è escluso, come già dimostra lo stage di Roma presieduto da Cesare Prandelli, che nel prossimo futuro il CT attinga dalla squadre di seconda divisione.

Tentando di ipotizzare l'undici che Conte schiererà al suo esordio, è subito evidente come la formazione italiana abbia delle lacune da colmare. A partire dalla retroguardia, premesso che nel ruolo di portiere Sirigu, Perin e Scuffet diano stabili garanzie, sono palesi i primi problemi cui si dovrà far fronte: per Barzagli, pilastro negli ultimi otto anni, la carta d'identità pesa come un macigno; Chiellini vive un periodo di forma calante, Astori e Ranocchia non offrono certezze immediate. Ecco perché operare delle modifiche sin dall'inizio, sarebbe consigliato all'allenatore. E' risaputo come, in passato, il calcio italiano abbia forgiato generazioni di grandi difensori, invidiati da tutto il mondo del pallone. Ecco perché le quotazioni di alcuni difensori cadetti potrebbero salire a sorpresa. Daniele Rugani, in forza all'Empoli neo-promosso, è un prospetto di livello ed è stato il migliore nel suo ruolo nella passata stagione. Quest'anno, al suo fianco agirà Bianchetti. Scuola Inter, di proprietà del Verona, in prestito alla squadra di Sarri. L'anno scorso, con la casacca dello Spezia si è messo in evidenza, così come nell'Under 21. Acerbo sotto alcuni aspetti, con ampi margini di crescita, soprattutto caratteriale. Un altro reduce della B è Benedetti, ex Padova oggi al Cagliari di Zeman. Per lui, un anno da dimenticare, con la ghiotta chance di rimettersi in gioco con la maglia rosso-blu.

Sugli esterni, spicca il nome di Zappacosta dell'Atalanta. Con la maglia dell'Avellino il suo talento è emerso, tanto da garantirgli la massima serie. Così come Sabelli del Bari, l'esterno nero-azzurro sembra il giocatore più adatto agli schemi di Conte: corsa, velocità e idoneità al ruolo di tornante.

A centrocampo la storia si ripete: Pirlo ha detto addio all'azzurro, salvo poi tornare sui suoi passi. In ogni caso, l'avventura del regista in Nazionale è al culmine. Daniele De Rossi resterà un pilastro del nuovo progetto, supportato dall'estro di Verratti e dal furore di Florenzi. Oltre che dal ritorno di Montolivo, aspettando Sturaro e Benassi. E se Motta e Aquilani non hanno mai inciso, diventa vitale l'inserimento di nuovi volti. Già nel giro della Nazionale minore, Dezi e Viviani su tutti sembrano pronti al grande salto. Il primo a Crotone, il secondo al Latina, hanno l'opportunità di compiere il fatidico passo nella prossima stagione, quello della consacrazione. Quello compiuto da Lorenzo Crisetig, oggi al Cagliari; c'è chi scommette sia giunto il suo momento.

Il reparto avanzato è quello che desta meno preoccupazione per il neo-tecnico. Giuseppe Rossi, Mario Balotelli, Ciro Immobile e Mattia Destro offrono ampie garanzie. Questo, tuttavia, non esclude sorprese: l'inserimento di Domenico Berardi è da tenere in forte considerazione, con uno sguardo al percorso di crescita intrapreso dal talentuoso Federico Bernardeschi. Al Crotone, l'esterno ha brillato, con sprazzi di classe che lo accomunano ad Alessio Cerci. Come lui, anche Belotti, promosso con il suo Palermo. Grazie ai suoi gol, i rosa-nero hanno avuto vita facile, vincendo il campionato con largo anticipo. Stefano Pettinari, alla stregua dei coetanei, con la maglia del Latina , spera di ripetere quanto di buono visto a Crotone.

Il quadro è pressoché completo, benché le nostre previsioni siano suscettibili a cambiamenti, anche radicali. La rivoluzione di Conte può avere inizio, ai posteri l'ardua sentenza.

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Giovedì 2 Maggio 2024
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